L’Arte di Correre. Questa è proprio forte, la racconto… Capito nella solita libreria nel solito centro commerciale. Faccio un paio di ellissi tra i banchi con la testa all’insù come se i titoli dei libri fossero nell’aria, sospesi, leggibili da sinistra a destra, da destra a sinistra. Che poi la mia vera voglia è voglia di caffè, non mi va poi tanto di stare lì, i libri costano troppo. Dovrebbero venderli in porzioni ridotte, in tazzine, come quelle per il caffè, tanto un libro intero non lo legge mai nessuno, si fermano tutti a pagina ventinove, a pagina settantotto, a pagina boh.. Voglio Ray Carver al vetro. A me Safran Foer macchiato. A me un D.F.W corretto. Un A punto Cecov con cacao. Due Bukowski con panna, grazie. Fatico a capire le proporzioni del paesaggio, e se mi piace o mi fa schifo continuare a scansare ostacoli tra quei pensieri. Una valanga di sperdimento . Uf ?. Sono il contrario di contento. Sono lì solo a guardare. A sciropparmi niente. Mi bevo la storia del non ho voglia. La mia barba di tre giorni sorride, impacchettata. Solo lei eh. In basso il canneto di libri. Passano donne, tre donne mestruate contemporaneamente, lo capisco da come nascondono lo sguardo. Nemmeno uno sbadiglio. Delle donne (non) amo l’odore, le ali e il ventricolo sinistro. E quello che leggono. Un commesso, regista di nonni, mi saluta con sottile lavoro di finzione. Mi saluta direttamente in bella. Facendo di me un protagonista attendibile. Me che sono bava di lumaca, lisciante, antiossidante, disinfettante. Ah ah ah. Imito un malanno, che è malanno veramente, mi piego, casco su un libro. L’Arte di Correre. Eh? Ma che libro è? Come si permette, questo, questo. Mu. Mura. Murakami Haruki. Lo sfoglio, prima pagina bianca, seconda bianca, terza idem. Lo sfoglio a ventaglio…tutte pagine bianche. Mai vista una cosa simile. Lo compro.Lo compro.Lo compro. Il regista di nonni si avvicina, bella scelta…mi ha convinto a correre. Con le pagine bianche? Eh? Faccia vedere….ma noooooooo, c’è stato qualche errore (ride) Ma le pare che vendiamo libri in bianco? Mi pareva si (lo dico imbarazzato dalla mia intelligente stupidità che era riuscita a valorizzare il nulla) Ora le prendo un Murakami a posto, le consiglio pure Norwegian Wood, bellissimo. Non mi interessa. Ma come? Mi piaceva quello in bianco, mi piaceva per come era diseducativo. Uno che non fa vedere cosa scrive. Uno che mette in fuga qualche lettore broccolo. Uno che mette in fuga qualche corridore broccolo. Da sfoltire la griglia di partenza. E’ un genio. Non posso venderlo è un’anomalia, lo rimanderemo alla casa editrice. Solo chi non ha mai scritto pagine bianche rimanda indietro un libro bianco. (mi osserva come se fossi deficiente) Mi dispiace, devo mandarlo indietro, non è vendibile. Allora niente, a me piacciono le anomalie, i materiali di scarto, i non vendibili. Arrivederci. Derci.