Corri per il parco 2014 Introdurre il denaro o la tessera. Arrivederci. Il cielo è lui, il parco è blu. In cima a un anno di vantaggio Annibale sta sempre davanti in automobile, ma non guida, osserva la natura con la mano alla fronte e la felicità di un alcolizzato al quale viene concesso un wisky a settimana. La distanza anagrafica con me non si nota più per colpa della calvizie, il privilegio lo mantiene comunque in quella voce nasale sovrastante che canticchia tutti i testi del cd. Il grumo di tendini e vene del collo si gonfia isolato dalla passione per un ritornello mettendo in secondo piano la sua corporatura sciatta, un filino sfiorita. Gli amici del campo di atletica ci salutano con sufficienza dando l’idea di avere a che fare con gente meno in gamba di loro e questo mi dispiace perché danneggia l’intimità con quella zona verde che ho visto germogliare e della quale non butterò mai le chiavi. Il sole ancora non ce la fa a proiettare qualche ombra e si accanisce con gli occhi della gente. Il laboratorio di mimo di Annibale carico di malumore chiude improvvisamente e parla: Sto morendo di fame, fammi uscire da qui. Per occuparmi del tuo meraviglioso regime dietetico devo prima posteggiare, no? No. E allora accontentati del panino frittata e capperi di tua sorella. Lascia stare mia sorella. E chi la tocca, conosco a malapena la sua esistenza. Frittata e capperi, voglio morire. (rido) Senti, lei non sapeva della gara. Gara o non gara tua sorella è suonata, come si fa a mangiare roba simile? Posteggio e metto il bullock, questo è un quartiere poco sicuro. Il bar non è piccolo, ma non c’è un metro quadrato che non sia occupato da qualcuno, sembra di assistere a finestre pop up sovrapposte di figure umane. La cassiera è una vecchia con smalto e gonna da ragazzina, la immagino con l’inguine rugoso come una gallina e una ragnatela di crepe sotto le braccia. Abbiamo problemi con la corrente da ieri sera. Solo con la corrente? Smanetta insensibile sulla tastiera: - Prego? non fatemi perdere tempo. Il Creatore deve essersi scordato come si fa una donna e ha fatto lei, non profaniamo il cadavere, ordiniamo in fretta e scappiamo. L’uscita è qualcosa in discesa e i tempi sono brevi per tornare alla zona spaziosa e scolorata della partenza. Appoggiati alla ringhiera passiamo il tempo lavorandoci il panorama finché gli altri non appaiono. C’è la storia del completino da risolvere. Storia importante, dicono. L’immagine conta ed è sollievo. Va tutto talmente bene che per un istante penso che sia un errore stenografico la mia strana agitazione. Il percorso sarà un disastro. Mi sa. Eccola. Chi? Mia sorella. Com’è possibile che il destino affidi il compito di essere così bella alla sorella di uno zombie come te? I vasi sanguigni delle tempie cominciano a pulsarmi forte, a suonare il campanello emotivo. Ha occhi talmente incredibili da sembrare una parte del corpo distaccata. Lui è il tuo più caro amico, vero? Più caro non direi, più economico si, paga sempre lui al bar. La generosità è la qualità più bella in un uomo. E in una donna... lo dico scavalcando il suo seno. Lei domanda con sospetto: - Avete assaggiato la mia frittata con i capperi? Buona davvero, brava, brava, brava. Dico. E nel dire mi avvicino alla sua pelle carta velina, liscia, sottile, delicata, con la convinzione che la forza centripeta del mio stomaco farà sparire in fretta la frittata se sarò costretto ad assaggiarla davvero.. La sorella, di cui ancora non so il nome, diventa un diffusore di voci orientali e sussurra buttando da parte ogni diffidenza :-vi aspetterò al traguardo. Ho l’età giusta per crederci, e ci credo. Non è la prima bella ragazza che vedo, ma è come se fosse un’autentica anima gemella messa apposta lì per me, il cuore batte forte da fare a pugni con due costole incrinate. Il suo respiro emana un odore dolce di rose rosse rapprese. Appoggia improvvisamente le mani sulle ginocchia aguzze piegate e di sguincio con una pattuglia di sorrisi da sotto dice: –forza Tò. La mossa amorevole e infantile conquista i rimasugli di quello che era rimasto da conquistare. Barcollando mi accosto alla partenza con la tuta impicciata in un calzino. Tutto Il sudore che ho a malapena trattenuto comincia a scorrere dalla fronte, dagli zigomi, dalle orecchie. A cosa pensi Tò? A niente. Mi sembravi incantato. Macchè. Cerchiamo di partire forte, con questo fango se parti lento sei fregato. Sei fregato. Tò? Si. Cos’è che non va? Non mi sembri normale. Va tutto bene, va tutto bene, giuro. Sarà mica colpa della frittata con capperi….o di chi l’ha fatta… No no. Mi mette una mano sulla spalla per valutare la mia reazione, -devi andarci piano Tò, mia sorella è mezza esaurita. Il penzolare del suo sguardo sul mio viso congelato autorizza senza permesso una sorta di tortura e umiliazione. Mi piacerebbe averti tra noi, sembri su di una nuvola, lo dico per il tuo bene, Tò lo dico per il tuo bene. Lo starter è troppo carino, fa partire la gara senza colpo di pistola, o almeno io non la sento ed è quella una mediazione con il taccuino dell’impresa. Cerco di mettere i piedi nel più fango possibile per cancellare in fretta tutto quello che si vede di me, soprattutto qualche impronta dentro. Ti sei allenato di nascosto? Sei più in fiamme del disco del sole. Oggi mi sento bene, sarà quello… Un gruppo di donne nessuna delle quali dimostra meno di cinquant’anni ci sorpassa proprio dentro il canneto.. Le seguiamo? Sono così orrende che nemmeno la loro velocità può redimerle. Non ti ho mai sentito parlare così, ma che ti è preso. Niente, che mi è preso, non mi va di seguire nessuno, sono venuto a correre per stare solo. Sarà… Il cellulare di Annibale emette una specie di cinguettio. Pure questa ci si mette, vuole sapere a che chilometro siamo, non le è mai importato niente della corsa, non riconoscevo il numero perché non mi chiama mai. Questa chi? Mia sorella. Ah…e tu che le hai risposto? Di non rompere le scatole, che le ho risposto. Al quinto, dille che siamo al quinto chilometro. Tò, all’arrivo ti faccio vedere da un dottore, ma da uno bravo eh. Scherzavo, no? No, non scherzavi, bello.(ride con l’affanno, ma ride) L’occasione è ghiotta per lui, per la prima volta può prendersi gioco di me, e lo fa con insospettabile maestria. Non chiamarmi bello-, lo dico con dolore infinito. Scusa Tò. Una minoranza di parenti applaude, sembrano gli stessi del primo chilometro, qualcuno deve averli spostati in avanti, girano la testa verso di noi per una noia affettuosa. Hanno quasi tutti qualcosa di commestibile in mano. Trenta metri di strappo sull’erba risultano micidiali, mi sento come uno che ha passato la notte nel cassonetto della spazzatura, inciampo e cado. Ci sono cadute che non sono di pertinenza dell’aiuto umano, questa è una. Teste e numeri mi scivolano accanto superandomi e l’impressione è che questo sia successo tanto tempo fa, nulla accade proprio adesso, o meglio è come se tutti se la fossero filata per lasciarmi solo. Guarisco. Mi lancio a rotta di collo sulla pista per una volata spacca cuore. L’arrivo è lì e mi aspetta concentrato in una posa da arti marziali. Dopo il traguardo lentamente scorrono i titoli di coda. Pasquale ci mette anima e cuore nell’addestrare i giovani della Rustica al suono di trombe e sax. Il risultato non è da capogiro, ma l’idea è buona e la loro colonna sonora dura più della gara. Domenico distribuisce con stile un pacco gara pesante. Vincenzo fa un inventario accurato e lento di ringraziamenti. Ringrazio quelli di Villa De Sanctis che arrivano in silenzio, in gruppo, uniti, addolorati. Li ringrazio per la loro sensibilità e scuola di vita, la corsa è soprattutto questo. Ringrazio Francone per l’urlo a ottocento metri di amicizia e di distanza. Ringrazio Pino, Francesco, Massimo e Patrizio per come sono gentili e generosi. Ringrazio Wilma, la cagnetta con cui ho fatto gli allunghi prima di partire. Ringrazio Walter, amico non inventato, mi offre un tè dell’organizzazione all’arrivo, ma mi viene bene pensare che l’abbia fatto con le sue mani. Ringrazio Massimiliano e Alessandro per il loro entusiasmo. Ringrazio Alberto per non avermi offerto una sigaretta. Ringrazio le ragazze che conosco Roberta, Anna Rita, Maria e Tatiana, per la loro bellezza che arriva mezz’ora prima di me. Ringrazio Carletto, che non ha corso, ma correrà. Ringrazio Rodolfo, che non ha corso, ma correrà. Ringrazio Giancarlo, che non ha corso ma correrà. Ringrazio i miei cento chili e i miei anni che mi fanno andare piano. Così faccio in tempo a voler bene a tutti.